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FISIOGNOMICA IDEALE PDF Stampa

Musica ↔ Arti visive

a cura di Luciano Marucci


“Fisiognomica ideale” non è un’esposizione a sé stante, limitata nel tempo e nello spazio. È una proposta culturale alternativa che rientra in un articolato e originale programma, partito un anno fa, allorché il Servizio Informatizzazione e Progetti Multimediali dell’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno ha attivato un sito web per rivisitare la figura e l’opera del musicista e musicologo Giovanni Tebaldini (1864 –1952) che, dopo essere stato un protagonista del rinnovamento della cultura musicale italiana, era caduto nell’oblio.

Va sottolineato che il sito (http://www.provincia.ap.it/tebaldini/index.htm), strutturato come edizione on-line in progress (scritta-visiva-sonora), non è derivato da logiche di profitto, né da tecniche estetizzanti destinate al rapido consumo, ma da un progetto basato su contenuti artistici, umani e spirituali.

E, per conferirgli una dimensione creativa e propositiva, recentemente è stato realizzato, appunto, questo evento tematico, virtuale/reale, ora consultabile nell’apposita sezione.


Preludio

La relazione tra arte figurativa e musicale non è cosa di oggi. Cominciò Arcimboldi studiando i gradi armonici dei colori; proseguì Newton mettendo in rapporto i sette colori dell’iride con le sette note. In seguito gli americani giunsero alle luci colorate che si accendevano sotto lo stimolo dei suoni. Ai primi del Novecento spiccavano le investigazioni di Schönberg e Kandinskij, poi vennero quelle del Bauhaus, di Moholy-Nagy e Schöffer, che fecero maturare le esperienze di Luigi Veronesi coadiuvato dal musicista Riccardo Malipiero.

Grazie alle intuizioni e sperimentazioni di alcuni creativi, musica e arti visive si sono influenzate reciprocamente, quasi al punto di rendere possibile osservazione e ascolto nello stesso momento, non soltanto in persone ‘affette’ da sinestesia, come Kandinskij che sentiva i colori, o il musicista russo Skriabin che concepì l’idea di una fusione tra sensazioni visive e uditive costruendo il clavier lumiére.

Nel contemporaneo (solo per citare i più innovativi) si fanno notare le trasgressioni minimaliste di John Cage, le implicazioni teatrali dei polacchi Kantor e Schäffer, le azioni Fluxus, quelle di Beuys, Fox e di altri. Piuttosto originali le installazioni ‘pittoriche’ di Kounellis con interpreti musicali in carne e ossa. Tornano alla mente anche alcuni eventi multimediali di Wharol, le performances degli anni Settanta e le più recenti, come pure certa produzione video-artistica iniziale e di oggi. Degni di segnalazione gli annuali incontri arte-musica dell’Associazione Culturale “Il Teatro degli Artisti” nell’ambito del Rof di Pesaro.

Nell’ultimo decennio la necessità di penetrare nella complessità delle culture e di coinvolgere maggiormente gli spettatori, ha portato ad esaltare le contaminazioni plurisensoriali e spettacolari, estendendo ulteriormente il concetto di arte.

Abbattute molte barriere culturali e riconosciuto il primato della libertà creativa, attualmente si avverte una ripresa di interesse per questa ibridazione linguistica, anche perché dall’una e dall’altra parte restano margini per ulteriori studi e valide motivazioni che giustificano una convincente riattivazione del rapporto, al di là delle peculiarità dello specifico.


Atto primo

È il caso di ricordare che Giovanni Tebaldini non era estraneo all’idea di una “estetica comparata” e alla circolarità del fare. Dotato com’era di cultura interdisciplinare, fin dal primo decennio del Novecento, con conferenze in Italia e all’estero - supportate da proiezioni di immagini e da esempi musicali - aveva  studiato e dimostrato “le interferenze e le assonanze estetiche tra le opere d’arte – pittura e scultura – e le composizioni musicali nate accosto le une alle altre, o per le une dalle altre derivate dallo stesso soggetto, nel medesimo tempo e nella medesima scuola”.

Per concretizzare l’esposizione, incentrata sul musicista, si è cercata una formula, non scontata, che potesse avere un’ampia valenza culturale.

Scartate le teorizzazioni e le esperienze storiche, quelle posteriori sulla corrispondenza pittura-musica, per lo più legate agli aspetti puramente linguistici; evitata l’ipotesi del ritratto celebrativo (naturalistico o psicologico), come voleva la fisiognomica classica e quella successiva alla scoperta dell’inconscio;

è stata privilegiata un’indagine finalizzata alla conoscenza del Maestro, non vincolata al volto. Da qui il titolo di “Fisiognomica ideale” che esplicita il proposito di individuare l’identità di un autore attraverso valori che, in qualche modo, connotano la sua esistenza e l’attività creativa.

Nello stesso tempo si è voluto stimolare una dialettica tra due ambiti disciplinari dalle strutture percettive differenti che, però, possono integrarsi e contribuire ad accrescere sensibilità e contenuti.

Altri intenti alla base dell’iniziativa: accertare lo sviluppo dell’estetica che relaziona l’arte con i nostri sensi, nonché i legami antropologici di una umanità e di una cultura che vanno mutando rapidamente i loro caratteri.

Così, partendo dagli interessi multidisciplinari e dalla ricchezza interiore del Maestro, dalla tensione spirituale della sua opera, dal presupposto che le arti visive e la musica sono strumenti di conoscenza e parlano un linguaggio universale, si è fatto appello alle potenzialità di un certo numero di artisti sollecitati a confrontarsi con la tematica per trovare nuove soluzioni tecnico-espressive.

In sostanza, l’operazione tende a portare l’attenzione sulle interazioni disciplinari e a favorire l’introspezione, nell’epoca della globalizzazione e dell’immagine mediale in cui prevalgono esteriorità e tecnica. Inoltre, è complementare al sito internet che la ospita, in quanto lo arricchisce e ne amplia la fruizione. Parallelamente propone uno dei modi possibili per fare più arte e più cultura.

Gli artisti prescelti – appartenenti a più generazioni e tendenze, spesso aventi educazione musicale o affinità con l’espressione sonora  - sono stati sensibilizzati, direttamente (con diversi materiali informativi, compresi alcuni brani musicali) e tramite il sito (che conta già oltre 700 pagine suddivise in 29 capitoli). E - come accennato - sono stati chiamati a realizzare, con ogni tecnica, una sorta di “ritratto esistenziale-ideale” del personaggio. Perciò non è stato richiesto un lavoro illustrativo o rievocativo, bensì un’interpretazione capace di suscitare riflessioni, utilizzando mezzi di comunicazione, sia attuali che tradizionali. Infatti, dopo l’evento in rete, che potrà essere visionato in permanenza, l’esposizione, anche per recuperare il contatto diretto con l’opera, verrà portata in spazi reali di città dove il musicista visse e operò (San Benedetto del Tronto, Loreto, Parma, Brescia…), oltre che ad Ascoli Piceno, sede del Centro Studi e Ricerche a lui intitolato.


Interpreti
Maurizio Arcangeli, Ubaldo Bartolini, Clara Bonfiglio, Benedetto Bustini, Paolo Canevari, Luigi Carboni, Sergio Cascavilla, Marco Cingolani, Mario Consiglio, Enrico T. De Paris, Gianni Dessì, Clara Dynys, Terenzio Eusebi, Rosa Foschi, Omar Galliani, Emilio Isgrò, Thorsten Kirchhoff, Mark Kostabi, Bruno Mangiaterra, Fabrizio Mariani, Maurizio Mercuri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Claudia Peill, Cristiano Pintaldi, Alfredo Pirri, Piero Pizzi Cannella, Andrea Salvino, Boguslaw Schäffer, Marco Tirelli, Wladimiro Tulli, Angela Volpi. 


Finale

L’iniziativa ha dato modo di verificare come un significativo nucleo di artisti abbia affrontato la tematica. Alcuni hanno risposto addentrandosi in aspetti direttamente legati al personaggio; altri lo hanno identificato con l’arte musicale a cui è stato reso omaggio; altri ancora hanno evocato la figura o il senso della sua attività attraverso metafore. Solo qualcuno ha proposto il ritratto, ma con un taglio decisamente moderno. Sono emersi, cioè, i diversi modi di intendere il tema. Quasi tutti gli interpreti sono riusciti a creare una simbiosi tra visivo e sonoro, speculando sui segni che caratterizzano questi linguaggi. In definitiva, hanno provato che è possibile sviluppare percorsi paralleli, intrecciati, complementari e rappresentare efficacemente anche il non visibile. Come dire, gli artisti riescono a fare musica per gli occhi (a far vedere la musica), i musicisti a dipingere con il suono (a far ascoltare la pittura).

Quindi, “Fisiognomica ideale” ha i requisiti per collocarsi, con autorevolezza e indicazioni attive, nell’area della ricerca odierna che guarda, senza autocensure, alla molteplicità dell’espressione artistica.

Ciascuna opera presentata è accompagnata da una ‘nota’ che avvia alla lettura, assolvendo anche a una funzione didattica che faciliti la decifrazione dell’atto creativo e contribuisca a ridestare l’interesse del pubblico per l’arte contemporanea.

Le dimensioni piuttosto contenute dei lavori hanno favorito una concezione più intima degli stessi e dell’intera mostra, oltre che la loro più fedele riproduzione.


[«Juliet» (Trieste), n. 115, dicembre 2003-gennaio 2004, pp. 36-37]

 

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