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Rodari nelle Marche PDF Stampa

Lo scrittore Gianni Rodari, del quale quest’anno ricorrono l’ottantesimo anniversario della nascita e il ventesimo della morte, è stato ricordato ad Ascoli Piceno con una serie di iniziative volute dall’Assessorato alla Cultura della Provincia, in collaborazione con il Comune e il Provveditorato agli Studi.

Rodari tra il 1978 e il 1980 aveva intrattenuto rapporti epistolari e di lavoro con una classe della Scuola Elementare a Tempo Pieno di Borgo Solestà e, in occasione del Carnevale ascolano 1979, era stato nel capoluogo piceno per incontrarsi più volte con i ragazzi, tenere una conferenza agli insegnanti, partecipare a due trasmissioni televisive. Tutte le registrazioni erano state gelosamente conservate e le trascrizioni sono state finalmente pubblicate nel volume “RODARE LA FANTASIA con Rodari ad Ascoli”, edito dall’Amministrazione Provinciale, ricco di altre implicazioni culturali: i commenti pedagogico-didattici; le interviste a Bruno Munari (autore anche del progetto per la copertina), a Maria Teresa Ferretti (moglie dello scrittore) e a Orietta Fatucci (responsabile di una collana di libri per ragazzi presso l’Editrice EL di Trieste); la corrispondenza tra Rodari e gli alunni di Ascoli e quelli di Volvera (Torino), che erano in contatto con la scuola di Borgo Solestà, e tra gli alunni e Eduardo De Filippo; la produzione degli allievi stimolati dalle tecniche linguistiche suggerite da Rodari, la biografia aggiornata e via dicendo.

Lo scrittore Marcello Argilli, autore della prefazione, ha giudicato la pubblicazione "un dono postumo"; “un documentario che in presa diretta ci fa ascoltare (e vedere, per le tante fotografie)” un Rodari “come se fosse vivo”; che torna a parlare e a dire cose di sorprendente attualità, soprattutto per quanto riguarda problematiche scolastiche e sociali; rapporti tra ragazzi, insegnanti e genitori; creatività e fantasia infantile.

Altra originalità del libro, l’aver stabilito una stretta simbiosi tra letteratura e arti visive. Diciannove artisti italiani di più generazioni, tra i più significativi dell’area ironica, sono stati chiamati ad interpretare (e non a illustrare) testi e temi rodariani. Lo hanno fatto con sorprendente versatilità, pur restando all’interno della loro cifra stilistica. Ne è risultata una mostra virtuale con diversificate tipologie di ironia: Maurizio Arcangeli (ironia minimal), Matteo Basilé (… digitale), Enrico Baj (… demitizzante), Gianfranco Baruchello (… liberatoria), Paolo Canevari (comic irony), Sergio Cascavilla (… mediale), Enrico T. De Paris (… globale), Pablo Echaurren (… reiterata), Giosetta Fioroni (… fiabesca), Rosa Foschi (… arguta), Maurizio Mercuri (… analitica), Aldo Mondino (… ghiotta), Bruno Munari (… razionale), Ugo Nespolo (… ludica), Luigi Ontani (… dialettica), Luca Maria Patella (… concettuale), Tullio Pericoli (… colta), Alessandro Pessoli (… estraniante), Emilio Tadini (… grottesca). Ogni opera è accompagnata da una didascalia critica che avvia alla lettura visiva e letteraria.

Proposti in anteprima al Palazzo delle Esposizioni di Roma, nell’ambito della manifestazione “Casa Rodari”, i lavori sono stati recentemente presentati a Palazzo dei Capitani di Ascoli in un’accurata mostra con due sezioni: quella artistica comprendeva anche una sala dedicata a Rodari disegnatore, in quanto lo scrittore a margine della sua attività letteraria era solito esprimersi graficamente con una sorta di satira sottile legata alla realtà, e un’altra a Bruno Munari, illustratore inventivo per la casa editrice Einaudi di alcuni libri tra i più importanti: La torta in Cielo, Il pianeta degli alberi di Natale, Filastrocche in cielo e in terra, Il gioco dei quattro cantoni in cui appare la novella Gente in treno, già uscita su Paese Sera, con riferimenti alla città marchigiana.La parte documentaria, oltre alle edizioni vecchie e nuove dei libri pubblicati in Italia e all’estero, si giovava di preziose testimonianze assemblate dal professor Giorgio Diamanti di Giugliano (Napoli) il quale, da attento bibliografo dello scrittore, ha avuto l’opportunità di raccogliere manoscritti, collaborazioni a diversi giornali e periodici, fotografie. Vi erano anche narrati iconicamente i tre giorni ascolani di Rodari con immagini degli incontri in città, a scuola con i ragazzi e sul colle San Marco mentre inventava un’insolita “Favola visiva”...

La mostra (che sta diventando itinerante essendo stata già richiesta da Modena, Salerno e Brindisi; tuttora visitabile al sito Internet http://www.provincia.ap.it/provincia/cultura/rodari.htm), si apriva con uno “spazio biografico”: gigantografie e frasi simboliche, scelte a tracciare il suo percorso didattico-ideologico. “Io sono io, ho il mio modo di pensare, di vivere, di relazionarmi col mondo e di qualsiasi cosa io parli questo trasparirà” / “Il mondo si può guardare a altezza d’uomo, ma anche dall’alto di una nuvola”. E ancora: “La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo, gli può dare delle immagini anche per criticarlo” / “Le fiabe aiutano a ripercorrere il lungo, difficoltoso viaggio della crescita” / “Crediamo nel valore educativo dell’utopia, passaggio obbligato dall’accettazione passiva del mondo alla capacità di criticarlo, all’impegno per trasformarlo”. Per finire con quello che era il suo credo più forte: “Non c’è niente al mondo di più bello della risata di un bambino e, se un giorno tutti i bambini del mondo potranno ridere insieme, tutti, nessuno escluso, sarà un gran giorno, ammettetelo”.

Dunque, Rodari si era posto costantemente dalla parte dei bambini: ne aveva compreso i bisogni più intimi, li aveva aiutati a reagire all’ovvio, a liberarsi dagli stereotipi, ad affrontare i problemi con spensieratezza, perché potessero essere gli artefici di una società futura basata sulla giustizia, la collaborazione, la pace.

Il tutto, anche per sottolineare il carattere interdisciplinare dell’operazione, era completato e armonizzato con le canzoni di Sergio Endrigo e Virgilio Savona su testi di Rodari, diffuse nell’ambiente, e con il film di animazione La freccia azzurra, realizzato nel 1996 da Enzo d’Alò (musica di Paolo Conte e voce di Dario Fo), considerato una valida alternativa all’analoga produzione americana e giapponese.

Momento centrale dell’intera manifestazione è stata la “Giornata di studi” con relatori dello spessore di Franco Cambi, titolare della cattedra di Pedagogia Generale dell’Università di Firenze; Francesca Bernardini, docente di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma; Marcello Argilli, autore di libri per ragazzi, stretto collaboratore di Rodari, nonché suo biografo.

I tre hanno saputo dire cose nuove sulla sua multiforme figura, oggi universalmente riconosciuta tra le grandi della letteratura non solo infantile. Il professor Cambi, in Rodari e la creatività: attualità di un modello,  ha affermato che la fantasia occupa nell’opera dello scrittore un posto “focale”. Essa ha un ruolo “generativo” nella creazione artistica, un ruolo cruciale nella formazione dell’intelligenza e della personalità in generale. Tale visione – articolata e dialettica – è più che mai attuale in una società che tende a  “conformare” anche le menti; in un tempo storico (e culturale) che ha “oscurato” le funzioni della critica la quale deve trarre alimento proprio dall’ ”alterità” del fantastico.

La professoressa Bernardini, affrontando il tema Gianni Rodari e la critica, ha messo in rilievo come negli anni Novanta sia stata avviata una nuova fase di studi, potenziata dalla ricorrenza del ventennale della morte. Critici come Carmine De Luca, Pino Boero, l’attuale Ministro alla Pubblica Istruzione Tullio De Mauro, Alberto Asor Rosa, Edoardo Sanguineti e lo stesso Argilli hanno rivendicato l’originalità linguistica dei testi rodariani, riconducibili allo sperimentalismo e all’avanguardia. La ricerca, allora, senza trascurare i valori civili, sociali e pedagogici del mondo poetico e ideale di Rodari, deve concentrarsi sull’analisi testuale per ricondurre la sua produzione all’interno del dibattito delle idee, delle poetiche e delle scritture del secondo dopoguerra.In Quale Rodari? Argilli, con accenti appassionati, ha puntualizzato come lo scrittore sia stato e resti uno dei pochi intellettuali di sinistra che hanno fornito strumenti culturali per la modernizzazione e lo sviluppo democratico del Paese. Purtroppo, per pigrizia intellettuale e opportunismo ideologico, si tende a magnificare genericamente la sua opera, ignorandone le indicazioni più innovatrici, riconducibili alla sua capacità di cogliere i mutamenti della società, di capire come essi influenzino l’infanzia e modifichino il suo immaginario. Il libro di Ascoli, ricco di inediti, - ha concluso – presenta “il ritratto di uno straordinario mercante di sole, un commovente tratteggio di questo grande poeta al termine della sua vita. E’ un uomo che ragiona, scherza, improvvisa con la sapienza e la saggezza di chi è al culmine della maturità creativa. […] Ponendo in contatto diretto con la sua genuina parola, è un’occasione per rimettere in circolazione nella scuola il suo autentico pensiero gioiosamente impertinente e critico dell’esistente”.

Luciano Marucci

[«Marche» (Ancona), a. XXVII, n. 3-4 2000, pp. 43-45]