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ASCOLI PICENO

Il giovane leccese Massimo Quarta è approdato al Centro d’Arte l’Idioma con i suoi “Farbonauti”, già presentati in “Casa d’Altri” della sua città. La galleria, dunque, è stata invasa da mostruosi esseri tridimensionali, di matrice surreale, che sembravano appena usciti dalle pagine della letteratura fantascientifica tanto cara ai ragazzi d’oggi. Realizzati con la comune paglietta di metallo e paste cromatiche, essi hanno forme evocative “per la volontà di coinvolgere, ammaliare, sorprendere, procurare, insomma, negli spettatori una forte mutazione del loro stato d’animo” (A. Micaletti). Con il proposito di raggiungere in maniera significante l’obiettivo di ambientarli, l’autore spesso ‘dimentica’ i suoi lavori in luoghi pubblici (bar, supermercati, giardini e altri contesti) installandoli ironicamente ad occhieggiare da una porta, tra le bianche lenzuola di un letto come il lupo cattivo di Cappuccetto; a sedere sulla panchina di un parco in atteggiamento dialogante... In tal modo il gioco si fa gesto provocatorio e tende a rompere l’ovvietà del vivere quotidiano con presenze enigmatiche che portano la fantasia al di là del contingente, verso un mondo dominato dall’inquietudine. Completavano l’esposizione, alcune tele raffiguranti gli stessi soggetti, dipinti a colori vivaci, che ‘documentavano’ la loro intromissione nel paesaggio urbano.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 92, aprile-maggio 1999, p. 71]