L’emergenza reale-virtuale di Matteo Basilé 

Conobbi Matteo Basilé nel 1997, in occasione dell’inchiesta per “Juliet” Ecce Roma sulla situazione artistica nella Capitale. Nell’abitazione della famiglia, alla periferia della città, ebbi modo di vedere i primi lavori aggressivi su lamiera, ispirati alla cultura underground, alla spettacolarità dell’immagine e della musica. Lo rividi nello studio diviso con Rafael Pareja, alle prese con il mezzo informatico e il progetto “Cromosoma”. Quando l’anno dopo lo ricontattai per un dialogo da pubblicare sulla predetta rivista, dando prova del suo dinamismo e della voglia di far conoscere le sue intenzioni, si precipitò nella mia abitazione ascolana dove ebbi modo di sviluppare una lunga conversazione. Della trascrizione pubblicai solo una parte del testo su due pagine di “Juliet”, per cui ora la ripropongo integralmente. Tornai a intervistarlo per “Juliet” mentre era negli Stati Uniti con una borsa di studio del Ministero degli Esteri. Ma questa è un’altra storia... 

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