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CUPRA MARITTIMA

Avendo cercato di evidenziare fin dagli esordi le potenzialità di Rocco Dubbini anche attraverso eventi espositivi, posso dire che l’artista ha sempre cercato di percorrere la strada della trasgressione con opere oggettuali, video e installazioni capaci di sorprendere anche chi conosce le spregiudicate esperienze del contemporaneo. Egli, dunque, conferma che l’immaginario, specie se stimolato dalla realtà e dai linguaggi in evoluzione, non ha limiti. Quindi sfida a oltranza le proprie possibilità e l’esistente. In altre parole, riesce a mantenere l’originalità di espressione evitando con naturalezza ogni condizionamento accademico: preleva dal quotidiano particolari materiali extrapittorici e li ripropone con modalità concettuali e atteggiamento provocatorio esaltato e alleggerito dall’ironia. Penso che tra le motivazioni alla base della sua attività vi sia, appunto, quella di scioccare l’osservatore per ridestare attenzione verso cose comuni o marginali e, nel contempo, provare che si può fare un’arte più reale, e quindi più comunicativa, per ridare senso alla normalità e perfino allo stereotipo. Insomma, Dubbini esplora territori non convenzionali senza ignorare il mondo in cui viviamo. Ne consegue che ogni sua opera o esposizione riserva piacevoli sorprese e sollecita una percezione non superficiale. È stato così anche alla Galleria di Franco Marconi, sempre disponibile a dare spazio agli emergenti per il piacere di mostrare le novità. Sulle pareti l’autore ha composto ‘biblioteche’ combinando termosifoni obsoleti nei quali ha inserito libri carichi di cultura e di memorie umane, appartenenti a quanti avevano risposto all’invito a esibirli. Un’opera di riciclaggio creativo che rimanda a quella realizzata in precedenza su un prato verde, dove analoghi elementi di diverse grandezze, disposti in circolo nell’ambiente naturale, assumevano valenza architettonica.

Luciano Marucci 

 

[«Juliet» (Trieste), n. 148, giugno 2010, p. 87]