PREMIO MARIO RAZZANO PER GIOVANI ARTISTI

 

Su invito dell’Associazione Culturale Proposta di Benevento sono stato prescelto, insieme con altri critici, a selezionare tre artisti (under 35) per un premio intitolato a Mario Razzano, gallerista e socio fondatore dell’Associazione, prematuramente scomparso. Poiché l’iniziativa è impostata seriamente, non ha scopo di lucro e dà l’opportunità ad artisti emergenti di esporre con possibilità di essere premiati, ho accettato di collaborare. Per ogni edizione viene allestita una mostra (Biennale di Benevento) documentata da un catalogo. Queste le motivazioni critiche che giustificano le mie scelte: 

 

II edizione - Benevento, Museo del Sannio e Rocca dei Rettori, 7 maggio-19 giugno 2005 

 

Quella di Rocco Dubbini è una ricerca anomala, aperta a diversi linguaggi e contaminazioni che, però, rispetta certi valori pittorici e plastici. Le originali ideazioni sono formalizzate con l’uso di materiali eterogenei o con elaborazioni fotografiche e informatiche. L’artista è attento ai problemi della fruizione e privilegia i progetti di forte impatto visivo ed emotivo. Spesso si esprime con sottile e inquietante ironia anche nelle autorappresentazioni, evidenziando mutazioni comportamentali e diversità degli individui. Per Dubbini l’opera è uno strumento di riflessione e di partecipazione ideologica ed etica dell’io all’evoluzione antropologica e culturale. 

 

(motivazione e riproduzione dell’opera a pag. 35 del catalogo)

 

Maria Carla Mattii indaga sull’ambiguità percettiva, compiendo trasformazioni strutturali di forme accattivanti come quelle di fiori e piante esotiche. Con una delicata operazione manuale - che imita la chirurgia plastica - e la mediazione fotografica ‘confeziona’ ibridi digitali: ‘esemplari’ seducenti, leggeri e lirici di un non-luogo. Valorizza così elementi di natura vera per creare la possibile post-natura di un  futuro prossimo; più artificiale, ma capace di dare un piacere visivo inatteso.Con le ultime opere tridimensionali s-componibili e la costruzione di porzioni di paesaggi virtuali aspira a un più diretto coinvolgimento dell’osservatore. 

 

(motivazione e riproduzione dell’opera a pag. 49 del catalogo)

 

Da Marco Papa ci si può aspettare di tutto. Ha un concetto di arte piuttosto esteso e personale che si lega alla sua libera esistenza. Ama immaginare situazioni utopiche e applica intuizioni incensurate, a volte paradossali, indefinite e misteriose. Rifugge da condizioni statiche e, ancor più, da costrizioni. Cerca di schivare anche la specificità dei linguaggi codificati e il vigente sistema espositivo. Spazia dal disegno all’installazione, dalla performance al video, ma opera non per riprodurre, bensì per individuare la propria identità plurima e le potenzialità di artista, interrogando i ricordi, analizzando il vissuto dell’alter ego che va scoprendo e gli esiti del suo lavoro. Per lui l’arte è essenzialmente un mezzo di comprensione e di formazione, più che di semplice conoscenza e godimento estetico. 

 

(motivazione riportata a pag. 20 del catalogo)

 

IV edizione - Benevento, ARCOS, Museo Arte Contemporanea Sannio, dicembre 2010-febbraio 2011 

 

Di Paolo Gonzato colpiscono subito la raffinatezza e la varietà delle opere, spesso realizzate con materiali di scarto del quotidiano, nobilitati attraverso insoliti interventi manuali e combinazioni illogiche. L’artista stimola così una particolare attenzione sia verso l’aspetto fisico e i procedimenti inventivi, sia per il vissuto e il destino degli oggetti prescelti, i significati nascosti e la continuità della ricerca. Negli ultimi tempi la sua sperimentazione, dall’uso prevalente dei mezzi extra-pittorici, si è estesa ai lavori site-specific con l’utilizzo di altri linguaggi ancor più coinvolgenti non soltanto dal lato concettuale e sensoriale. 

 

(motivazione riportata a pag. 51 del catalogo)

 

MAICOL&MIRCO (Michael Rocchetti) dalla figurazione istintiva e selvaggia “normalmente diversa” degli anni passati è approdato a una cifra stilistica basata su un disegno minimale dall’immediatezza percettiva. L’immagine è infantile e insieme concettuale, tecnologica e surreale; raffinata e volgare; divertente e inquietante. Anche nell’essenzialità dei quadri digitali l’autore sfrutta l’abilità grafica, la capacità di de-scrivere, di mettere a segno l’idea visivamente. Evita le seduzioni pittoriche per indirizzare lo sguardo sui soggetti decontestualizzati dall’esistente eppure in-consciamente attuali. Segue un percorso indipendente pure in senso estetico ed è contro le convenzioni sociali e i falsi pudori. Per parlare della irriverente e paradossale produzione, che scaturisce da un immaginario ideologico, è indispensabile ricorrere a vocaboli estremi. Il linguaggio, che può essere assimilato a quelli del fumetto underground e dell’art-brut, è rivolto in particolare ai ragazzi sradicati dalla storia, senza presente e ignari del futuro, ma anche agli adulti dal pensiero libero.

 

 (motivazione riportata a pag. 57 del catalogo)

 

L’opera di Monia Marchionni spazia dalla tecnica dell’imprimitura in gesso alla scultura-installazione, all’uso complementare della fotografia. È il mezzo per esternare le sue riflessioni sui comportamenti socio-culturali e, quindi, stimolare reazioni alla diffusa omologazione. I suoi soggetti-oggetti simbolici, tra costruzione e costrizione, indicano agli osservatori e all’artista stessa una possibile via di fuga dai condizionamenti esterni, più o meno consapevoli, di una realtà preconfezionata ormai rituale.

 

 (motivazione riportata a pag. 61 del catalogo) 

 

Luciano Marucci